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Non poteva davvero credere a quello che era appena successo. Sephiroth, l'eroe, il Soldier di prima classe più potente di tutti era impazzito, dando fuoco a Nibelheim, il suo villaggio natale. Un villaggio di campagna, esattamente come... Gongaga.
Era quasi incosciente, eppure aveva pensato al luogo da cui proveniva il proprio amico, il proprio mentore, Zack.
Stava praticamente per perdere i sensi, dopo il colpo mortale ricevuto da Sephiroth, ed era così devastato dalla possibilità di non poter mantenere determinate promesse, e, al tempo stesso, era amareggiato dal modo in cui, la sua vita, era finita.
Tuttavia, c'era una cosa positiva, in tutto quello. Aveva fatto esattamente ciò che l'altro aveva ordinato di fare a tutti loro. Aveva protetto il suo onore, aveva imbracciato e tenuto stretto i propri sogni, e aveva combattuto con tutte le sue forze. Ricordava quel discorso come fosse l'istante precedente. Sperava che almeno il corvino si salvasse. Sperava davvero che potesse ancora rialzarsi, e combattere per il futuro, per i suoi sogni.
Ormai, Cloud era incapace di muoversi, e anche di parlare, lo stato di incoscienza, prima dell'eterno sonno, lo aveva ormai agguantato. Sentiva a stento il Soldier strisciare lentamente verso di lui, quasi a volerlo rianimare con tutto se stesso. Tuttavia, sapeva, ormai, che sarebbe stato impossibile.
Nonostante non potesse più dare cenno di vita, al biondo gli venne quasi da ridere, pensando proprio al modo esuberante con cui l'altro parlava del luogo in cui era nato. Avrebbe voluto vederlo, visitarlo, conoscerlo. Non conosceva il motivo, eppure.. Sentiva quasi come se quel posto appartenesse anche a lui.
"Ehehe, sembra davvero un posto bello, Zack..
Dimmi, Nibelheim gli assomiglia almeno un po'..?
Tifa... Ti chiediamo scusa.. Siamo stati noi della ShinRA a portare qui Sephiroth, a fargli fare tutto questo... Mi dispiace..."
Pensò prima che lo stadio successivo, ovvero la morte, lo afferrasse.
Blackout.
Cloud si riprese, aprì gli occhi, e con estrema fatica, egli iniziò a strisciare, più che potesse, confuso, ma al tempo stesso affranto. Non comprendeva bene ciò che stava succedendo, ma al tempo stesso, lo comprendeva a pieno.
All'apertura dei propri occhi, ormai intrisi dell'energia Mako, stavolta le parti che legavano i due migliori amici, l'allievo ed il mentore, erano.. Invertite.
Era lui a cercare di raggiungerlo, ed una volta fatto, notò anch'egli, insieme all'altro, che era ormai impossibile guarirlo. Lo fissò, ascoltò le sue parole, delle lacrime vennero versate, forse anche Zack aveva fatto lo stesso con lui, in passato? Poco importava, perché tutto ciò che era accaduto prima, non esisteva. O meglio, era come se non fosse mai esistito, per lui.
Vide la morte raggiungere il proprio compagno, e strinse a sé la Lama che tanto lo aveva accompagnato, e che tanto, l'altro, aveva stretto con forza, con onore, e con grande abilità. In piedi, prese a camminare, a camminare lungo quell'area desertica quasi ai piedi di Midgar.
< ... La tua eredità vivente. >
Sussurrò ancora una volta. Cosa significava essere quella definizione? Forse non lo avrebbe mai compreso a pieno, ma egli, se pur involontaria, un'interpretazione l'aveva data.
Fu per istinto, ma Cloud agguantò la vita vissuta dal compagno, e la fece propria.
Era come se Zack non fosse mai morto, e vi era stato solamente un passaggio di corpo ed anima, ma la vita condotta dai due, la considerava decisamente la stessa.
Condividevano la stessa vita, e adesso, al biondo toccava proseguirla al posto suo.
S: Mh. Ti trovo bene. Nonostante tutto ciò che sta succedendo, Cloud, trovi la forza di sognare ancora speranza..
Ma ti capisco. Dopotutto la speranza che sogni, viene avvolta dalla tua stessa disperazione. Da me.
Fu a quel punto che aprì gli occhi. Era un sogno? Aveva sognato il proprio passato?
Perché le parti iniziali? Perché Nibelheim? Perché Zack Fair? E perché, quelle immagini erano state, infine, avvolte da un'ala nera, ed una lunga spada che aveva finito per tagliare in due quei bei ricordi?
Bei ricordi? Lo erano davvero?
< Mmh.. >
Si agguantò la testa, dal momento che essa veniva colpita da fitte abbastanza intense, e l'immagine nitida di Sephiroth non faceva altro che manifestarsi di fronte a sé.
Non poteva più vivere senza di lui, non lo avrebbe mai potuto fare. Sephiroth era parte di sé, parte del suo passato, parte del suo presente, e sicuramente, avrebbe fatto parte anche del suo futuro.
Era da lui che era nato tutto. Era proprio dall'uomo dai lunghi capelli argentati che Cloud aveva finito col diventare ciò che era ora. Aveva precedentemente torturato le loro vite, ed infine, anche dopo la morte, sembrava volerlo chiamare ed attirare a sé, e pareva anche, che il ragazzo ne sentisse il bisogno.
Cercarlo, trovarlo, dimostrare che era ancora vivo.
< Esci fuori dalla mia.. Testa.
Ti troverò Sephiroth, giurò che lo farò.
Ti fermerò, qualsiasi cosa tu abbia in mente.. E forse, forse solo se riuscirò ad abbatterti con le mie stesse mani, potrò finalmente.. Liberarmi del tuo volto. >
Disse con freddezza, quasi certo che egli lo potesse sentire.
Sguainò la propria lama, e sferrò un potente fendente contro la figura di Sephiroth, finendo, però, col distruggere un semplice comodino. Respirava affannosamente, ed il suo corpo era ormai avvolto dal suo stesso sudore.
< .... Mh. >
Ripose nuovamente la spada, e quasi come se non avesse visto, o sognato nulla, l'EX SOLDIER DI PRIMA CLASSE, CLOUD STRIFE, uscì da quella stanza, pronto ad affrontare ancora una volta ciò che quel giorno da tuttofare, gli avrebbe portato.
Tuttavia, portava con sé ogni suo demone. Non riusciva ad allontanarlo, o a dimenticarsene, semplicemente.. Egli ci conviveva, in attesa del giorno in cui si sarebbe liberato da essi.
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