"Siamo ancora, tragicamente, soli, come la schiuma delle onde, che ci dà l'illusione di essere la sposa del mare e non è altro che una concubina."

(Charles Pierre Baudelaire)

Solo, terribilmente solo, vagava il suo spirito integro di voluttà; l'anima di un egocentrico seguace della giustizia infranse qual sorta di barriere spazio temporali, in tale luogo infausto tra devastazioni e fatue speranze. Egli si definiva un portatore di redenzione, un inellutabile purificatore di un mondo malato, macabro e privo di gratitudine dinnanzi a coloro che concessero la stessa esistenza osannata. Gli esseri umani abusarono da fin troppo tempo della generosità distribuita dalle alte sfere divine nel sperperare il dono del libero arbitrio, si proprio coloro che si definivano ad immagine e somiglianza di Dio stesso. L'apocalisse tanto temuta era giunta, il giorno del giudizio profetizzato dagli antichi compì il volere di colui che si ergeva nel giusto. Unico e terribilmente incompreso dalla sua stessa razza, nacque e visse pacatamente con il nome di Zamasu, ma ora non più, si faceva nominare come Black Goku.

No, non poteva permettere tale superbia umana, l'accrescere della disobbedienza altrui lo responsabilizzò immancabilmente, divenendo la chiave assoluta di un futuro contornato da caos e distruzione per coloro che si opponevano al volere di un Dio. L'iniquità del mondo avrebbe dato spazio alla concretezza della sua visione di un Universo prostrato e devoto. Innalzato ai cieli con le braccia conserte, osservò lo sgorgare del sangue come un fiume impetuoso in quella valle di lacrime, un ghigno di sublime soddisfazione diede colore al suo candido viso, dal quale echeggiò una sonora ilarità. Stringendo i pugni a sè, il giogo di quegli attimi lo condussero ad un ricordo indelebile, il giorno in cui tutto divenne possibile e realizzabile.

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"Son, ironia della sorte non trovi? Tu che hai sempre ostentato un potere così immane a difesa del tuo stesso popolo, ora lo stai annientando. Non è esilarante?"

Le urla strazianti dei terrestri agonizzanti al suolo, fecero da accompagnamento al vivido pensiero di quando strappò la vita all'eroe Saiyan, il tutto come una sinfonia decantata da un'orchestra assai instancabile.

La lama di pura energia dai tratti violacei, penetrò la carne dell'avverso prescelto nella giugulare, evitando con estrema chirurgia di non danneggiare alcun organo vitale. Il corpo doveva essere immutato da possibili ripercussioni fisiche, esso sarebbe diventato l'involucro perfetto per esercitare il suo credo. Goku, il guerriero che superò i suoi stessi limiti, giungendo alla soglia di un Dio giunse al termine della sua mera esistenza. Fu un affronto, un vero e proprio schiaffo intollerabile, ma d'altro canto fu perfino una manna dal cielo per gli scopi di un Kaioshin che ambiva all'assoluto. I gemiti di estremo dolore, che lo condussero ad esalare il suo ultimo respiro, erano linfa vitale per colui che teneva stretto il filo del suo opaco destino. Tese la mano tremante verso il viso di Zamasu, come se volesse non cedere dinnanzi a nessun ostacolo, neppure davanti a morte certa. Ostinato e fomentato dalla fioca possibilità di riuscita egli non si arrese, ma tale atteggiamento fu un invito altrui ad osare ulteriormente, calcando la propria offensiva finchè l'ultima goccia di sangue non avrebbe impregnato il terreno.

"Addio inetto terrestre, ora i nostri corpi si congiungeranno in uno solo, la mia anima e la mia psiche faranno padrona di un essere tanto lodato, ma che ben presto verrà rammentato come l'Apocalisse di un nuovo mondo. Ciò che è tuo sia mio, ciò che è mio sia sempre e solo mio, ora e per l'eternità."

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Il turbinio di emozioni dentro di sè, dinnanzi a tale tuffo nel passato, lo condussero a tastare la realtà, più tempo trascorreva nei ricordi di quell'istante, più l'eccitazione fremeva il suo sadismo innato. L'adrenalina generò ulteriore fomento, ed ulteriore fomento generò un turbinio di voracità interiore.

Ponendo il palmo aperto della sua mano in direzione di ciò che era rimasto attaccato alla vita, una luce rosea fu il prologo di un imminente e scintillante spettacolo di luci ed ombre. Un concentrato accumulo di energia prese le sembianze di una sfera, che mano a mano assumeva dimensioni sempre più spropositate. Esso era la manifestazione fisica della sua frenesia e del suo status mentale oramai condotto alla più totale follia omicida.

Il suo grido assordante si propagò nell'aria, metafora di un tumultuoso inno di guerra, che enunciò l'epilogo di qualsiasi forma di vita sottostante in un battito di ciglia.